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Calcare bianco candido, tagli e intarsi come di tappeti e tessuti antichi, aperte al vento, pronte a solcare l’aria e le ere.
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L’omaggio alle radici contadine, a sa “genti de bidda mia” trova il suo apice in questa collezione di terrecotte che come l’altrettanto famoso esercito di soldati cinesi, racconta un’intera civiltà in estinzione. Con pochi tratti il maestro ricostruisce vite, volti, mestieri, ruoli sociali e antiche origini.
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Il seme, nella scultura di Sciola, rappresenta il massimo della sintesi concettuale. La pietra che si schiude al germoglio, alla vita, alla creatività è insita nel contesto della contemporaneità, seguendo le ombre di Brancusi e di certe sculture di Fontana. I semi della pace sono stati esposti nella piazza Inferiore della Basilica di San Francesco d’Assisi.
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Il materiale più aspro, addolcito da luci, ombre, poesie segrete intessute per le notti di fuoco e luna, durezza che svela le proprie trame e i propri segreti.
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Il figurativo è l’istinto ancora fanciullo che porta Sciola ai primi successi, e che proseguirà per sempre durante gli studi, la ricerca, come un vero amore coltivato per tutta la vita, su pietra, legno, e poi soprattutto la terracotta: così simile al fango delle origini, con cui darà vita a una vera opera d’arte popolare a sé stante come “genti de bidda mia”.
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Colonne infinite che si elevano per un omaggio inimitabile a Gaudì, e confermano la capacità di Sciola di creare ritmo, armonia e forme senza tempo con ogni materia.
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Segni senza tempo, dipinti, sovrapposizioni, inchiostri, colori, materiali, forme e ritmi su carta, legno, tela e stoffe.
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Materiale povero che diventa opera d’arte tesa al cielo, scenografia sul palco della Turandot, segno tra le mani sapienti del Maestro.
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Il concetto della città sonora sta nella contraddizione tra la staticità, la vibrazione anche ottica della pietra, e i suoni che si trasmettono e si amplificano con la deformazione degli specchi.
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La fantasia dell’immaginazione ci porta ad un altro concetto della città che vive della sua propria personalità coinvolgendo tutti i sensi.
Plasticità, architettura e scultura sono uniti dalla sonorità che, da sempre insita nella materia, e la sua memoria. Memoria visiva che ci trasporta in altri spazi che sono quelli emotivi e pieni di spiritualità. Lionel Mitre -
Antichi suoni d’acqua fattasi pietra, di profondità remote, di canti di balene, di sirene e di tempo liquido, intrappolato nella candida memoria del calcare.
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