21667
portfolio_page-template-default,single,single-portfolio_page,postid-21667,theme-stockholm,qode-social-login-1.1.2,stockholm-core-2.3.3,woocommerce-no-js,select-child-theme-ver-1.1.1,select-theme-ver-9.4,,menu-animation-underline,qode_menu_,qode-wpml-enabled,qode-single-product-thumbs-below,wpb-js-composer js-comp-ver-6.9.0,vc_responsive

PINUCCIO SCIOLA: BIOGRAFIA DI UN ARTISTA SENZA TEMPO

Quando non ero e non era il tempo.
Quando il caos dominava l’universo.
Quando il magma incandescente celava il mistero della mia formazione.
Da allora il mio tempo è rinchiuso in una crosta durissima.
Ho vissuto ere geologiche interminabili.
Immani cataclismi hanno scosso la mia memoria litica.
Porto con emozione i primi segni della civiltà dell’uomo.
Il mio tempo non ha tempo.
P. Sciola

Giuseppe Sciola, noto Pinuccio, nasce a San Sperate (SU) in Sardegna nel 1942 in una famiglia di contadini. Frequenta “l’Università della Natura”, come lui stesso sosteneva con orgoglio, dalla quale riceve la più completa e approfondita delle formazioni.

Inizia a scolpire fin dalla più tenera età e nel 1959 partecipa, come autodidatta, alla I Mostra d’arti figurative per gli studenti di ogni ordine e grado nel circolo de La Rinascente a Cagliari, aggiudicandosi una borsa di studio che gli permette di frequentare il Liceo Artistico di Cagliari, grazie all’Opera Prima, denominata successivamente Pietrino.

Conseguito il diploma di maturità artistica, partecipa a numerose mostre collettive e non, frequenta il Magistero d’Arte di Porta Romana di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo dove ha l’opportunità di seguire i corsi di Minguzzi, Kokoschka, Wotruba, Vedova e Marcuse. Durante i suoi numerosi viaggi di studio per l’Europa entra in contatto con diverse personalità artistiche come Giacomo Manzù, Aligi Sassu e Henry Moore. Sono anni intensi e fondamentali per la sua crescita come uomo ed artista. L’esperienza formale che maggiormente conta nella precisione di uno stile e di una tematica è quella vissuta nella penisola iberica nel 1967, quando frequenta l’Università della Moncloa a Madrid, mentre l’anno successivo si trova a Parigi, in coincidenza del maggio francese, poco prima del ritorno nell’Isola.

 

Assiste ai movimenti di protesta giovanile del ’68, tanto da assorbire quella carica vincente da utilizzare nella sua terra natia. Trasforma San Sperate, un paese di forte tradizione agricola, in un autentico Paese Museo, durante i cosiddetti anni della calce, grazie all’esperienza artistica e sociale del muralismo e all’entusiasmo della popolazione, che si è trovata coinvolta in una delle prime forme di Arte Ambientale e Pubblica in Italia.

Nel 1973 si reca, dopo l’invito da parte dell’Unesco, a Città del Messico per conoscere e collaborare con uno dei padri fondatori del muralismo messicano, David Alfaro Siqueiros, dando vita, nel 1975, ad un gemellaggio artistico tra il paese di San Sperate e Tepito, un quartiere popolare di Città del Messico.

Il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione delle tradizioni rurali e popolari è linea guida per gli artisti che arrivano e lavorano in paese, come Elke Reuter, Meiner Jansen, Aligi Sassu, Foiso Fois, Otto Melcher, José Zuniga e Conrado Dominguez. Riceve riconoscimenti per la sua instancabile attività di scultore e di animatore con la quale promuove la cultura, l’arte e i rapporti sociali nella sua terra, come l’invito a partecipare, insieme alle attività muralistiche del Paese Museo, alla Biennale di Venezia 1976, all’interno della sezione italiana che ha come tema “L’ambiente come sociale”.

Nel 1984 costituisce a San Sperate un Centro Internazionale per la lavorazione della pietra, con la volontà di rilanciare l’arte artigiana insegnandola ai giovani, che possono trovare nella sua scultura uno stimolante punto di riferimento. Dello stesso anno è la mostra “Pietre e Città” negli spazi della Rotonda della Besana a Milano, dove l’artista propone, a fianco delle proprie opere, il frutto del lavoro dei giovani artisti del Centro Internazionale.

 

Dalla metà degli anni ’80 le opere di Pinuccio Sciola sono esposte in spazi di ampie dimensioni e facilmente fruibili da un vasto pubblico, è il caso del murale Tre Pietre in piazza Repubblica a Cagliari e il presepe di pietra esposto in Piazza degli Affari a Milano.

Il 1986 è un anno ricco di esposizioni per Sciola, principalmente all’estero. Espone alla Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma e dal mese di luglio dello stesso anno fino al 1987 prende avvio una mostra itinerante nella Repubblica Federale Tedesca che tocca sette delle principali città tedesche, Leverkusen, Duisburg, Heidelberg, Monaco di Baviera, Köngen, Saarbrucken e Amburgo. Il progetto Anno della scultura sarda in Germania è la prima proposta di una serie di lunghi scambi culturali tra la Sardegna ed il resto del mondo. Dal 1990 al 1996 insegna presso l’Accademia di Sassari e contemporaneamente viaggia in Perù e in Cile.

Nel 1994 Sciola conferma la sua poetica di un’intima e stretta relazione tra arte e natura, esponendo diciotto opere scultoree nel parco del castello di Ooidonk in Belgio per la rassegna d’arte Ooidonk 94. Nel 1995 partecipa alla III Biennale di Arte Natura di Niederlausitz nei pressi di Berlino, avvalorando il suo impegno di artista che opera sul territorio e sull’ambiente naturale al fine di creare un rapporto simbiotico con esso, con una performance, La semina della pietra. Dell’anno successivo è la personale Coeur de pierre nel parco del Trianon Palace di Versailles, le cui opere sono esposte qualche mese dopo nel parco verde del Kunst Project di Barendorf, a Vienna.

La sua incessante curiosità e la voglia di conoscere e confrontarsi in un contesto dal respiro internazionale, lo portano a viaggiare spesso in giro per il mondo dove conosce artisti del calibro di Giacomo Manzù, Fritz Wotruba, Aligi Sassu e Henry Moore. Dopo l’esperienza in Spagna, all’Università della Moncloa a Madrid, rientra nel suo paese natio con la voglia di mostrare ai suoi compaesani quello che aveva scoperto, iniziando la rivoluzione dei “muri bianchi”. Nel 1973, grazie ad un riconoscimento dell’UNESCO, lavora con il maestro David Alfaro Siqueiros a Città del Messico. Forte dell’esperienza artistica e sociale nell’ambito del muralismo trasforma il suo paese d’origine in quello che oggi è conosciuto in tutto il mondo come il “Paese Museo”, in cui vivono a cielo aperto centinaia di opere d’arte.

La sua ricerca artistica apre, per il mondo dell’arte, agli inizi degli anni ’90, uno scenario nuovo ed inaspettato quando svela al mondo la magia del suono della pietra, una materia dura e statica, non più rilegata ad una sola funzionalità visiva e tattile, ma alla quale ha permesso di essere osservata attraverso un terzo senso: l’udito. Nascono le Pietre Sonore, suonate per la prima volta, nel 1996, dal percussionista Pierre Favre al Festival Time in Jazz di Berchidda, in Sardegna.

La pietra con Sciola è elastica, sonora e trasparente, un’immaterialità che, fisicamente, costituisce il dna timbrico della sua voce. Sono sculture che riprendono le forme del megalitismo sardo ma, se osservate da vicino parlano un linguaggio moderno, attraverso linee che si incrociano simmetricamente, forme geometriche, delicati ed eleganti segmenti e forme astratte che giocano con il rapporto arte e natura, forma e contenuto, idea e materia.

Nello stesso anno le sue recenti Pietre Sonore sono utilizzate in un concerto di musica elettronica presso il ridotto del Teatro della Scala di Milano in occasione della prima esecuzione di un lavoro inedito del compositore sassarese Antonio Doro, che grazie a questa composizione rende visibile aspetti significativi della realtà artistica e culturale della Sardegna.

Sciola, sperimentatore instancabile, valica le possibilità del basalto mettendosi alla prova con un altro materiale, il calcare di Orosei; una pietra di origine sedimentaria, fossile, creatasi dalla sedimentazione di acqua e materiali organici. Sciola rendendosi conto che il calcare fosse propenso a un suono più melodioso rispetto al basalto, che richiama ed è memoria della terra e del fuoco, si apre alla scoperta di questo nuovo materiale, che soltanto accarezzato dalle mani evoca suggestivi suoni delle profondità marine e ancestrali.

Nel 2000 sue opere sono esposte sia all’Expo internazionale di Hannover che alla Fiera del Libro all’Havana a Cuba.

 

Nel 2001 è inaugurato nel parco di Villa Olmo a Como un percorso fra pietre di basalto e le loro sonorità, dal titolo Sciola: scultura e suoni di basalto. Un anno dopo Sciola entra ufficialmente nella storia della scultura, della musica e dell’architettura italiana, quando il celebre architetto Renzo Piano fa collocare un grande basalto sonoro, simbolo di una musica eterna, nel giardino prospiciente il nuovo Auditorium della Musica a Roma, inaugurato il 21 aprile. Nello stesso mese il Müvészet-Malom Szentendre di Budapest dedica all’artista una grande mostra antologica intitolata Zenélő Kövek (Pietre Sonore).

Nel 2003, dopo ventisette anni, torna alla cinquantesima edizione della Biennale di Venezia con un’esposizione all’interno della sezione “Italian Factory”, curata da Alessandro Riva, dal titolo Solo pietre, inaugurata nello spazio Thetis dell’Arsenale. Pochi mesi dopo espone una nuova serie di monumentali sculture sulla piazza della Basilica Inferiore di Assisi: Il Cantico delle Pietre, a cui Sciola ha voluto fare un salmo, una nota di margine del “Cantico delle Creature” in cui San Francesco cita tutti gli esseri viventi, dimenticandosene uno, ovvero la pietra.

Sciola, frenetico viaggiatore, organizza mostre in tutto il mondo, seminari con gli studenti attraverso quattro laboratori nella sua Sardegna, nel 2004 inaugura una grande mostra personale in Lussemburgo, dal titolo Pierres Sonores e nel 2006 Sciola conferma il suo rapporto con la materia ed il pubblico, all’interno di un nuovo contesto di fruizione dell’arte, lontano dai circuiti tradizionalmente deputati ad ospitare mostre ed esposizioni: a Villa delle Rose a Bologna viene realizzato Impianto Sonoro Scolpito, un percorso che propone l’arte e il suono delle Pietre sonore sotto forma di installazione interattiva.

Nel 2008  rincontra San Francesco con una esposizione all’aperto, I semi della pace, ad Assisi, nella stessa piazza che l’ha ospitato cinque anni prima.

 

Sciola nel 2010 è nominato Presidente della commissione regionale per il Paesaggio e la qualità architettonica e dona una sua pietra sonora in calcare alla Triennale di Milano in occasione del centesimo compleanno dell’amico Gillo Dorfles, uno dei più grandi critici e pensatori dell’arte.

Durante l’estate del 2010, nel Paese Museo il colore arriva anche nelle strade: il grigio del bitume è sostituito con asfalto rosso, giallo, verde e blu. Il progetto Colore identità si propone di dare nuova luce alle strade, nasce così un “fiume di colore”, che si snoda tra i rioni storici di San Giovanni e Santa Lucia.

Nel 2011 Sciola supera la valenza scultorea delle sue pietre e approda all’architettura, componendo una città ideale, un incontro fra scultura e musica, a Madrid nell’Istituto Italiano di Cultura di Calle Mayor con un’esposizione intitolata La città sonora.

Il 20 febbraio 2012, in occasione della visita a Cagliari del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono inaugurati tre monoliti, rispettivamente in granito, calcare e basalto, simboli della Sardegna e del tricolore, ancora oggi collocati di fronte alla Stazione Marittima. Il 12 giugno Napolitano, nomina Pinuccio Sciola “Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana“, in considerazione della sua prestigiosa e pluriennale attività artistica anche in campo internazionale.

Pochi mesi dopo omaggia l’architetto Anton Gaudì con delle opere in ferro, le Colonne Infinite, all’interno della Basilica di San Saturnino a Cagliari. Nell’aprile del 2013 le opere dello scultore arrivano all’Italian Center di Shanghai, in Cina, nell’ambito della mostra La Verità dei Materiali e a Firenze, nella Basilica di Santa Croce con una mostra dal titolo Semi di pace / Suoni di Pietra / Città Sonore. Un anno dopo torna a Firenze per ricevere il prestigioso premio: Medaglia Beato Angelico, nell’anno del 450º anniversario della morte di Michelangelo.

Una nuova sfida per Sciola, è quella che lo vede come scenografo della Turandot di Giacomo Puccini, all’interno della nuova stagione operistica del Teatro Lirico di Cagliari, nella quale riesce ad unire modernità e tradizione con il richiamo ancestrale a un mondo di pietra, intravedendo cosa c’è dietro il suo pensiero rappresenta una Pechino moderna, futurista e quasi surreale.

Durante la cinquantesima edizione di Marmomacc a Verona l’Associazione Nazionale Le Donne del Marmo gli conferisce il Premio Donna del Marmo 2015 per il suo importante contributo alla storia della scultura.

 

Gli ultimi mesi per Pinuccio Sciola sono stati intensi e ricchi di grandi soddisfazioni.

Il 27 aprile, due settimane prima della sua prematura scomparsa, si tiene il suo ultimo evento pubblico, uno dei più significativi, all’interno della rassegna Stone Tales nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma. L’incontro, dal titolo La Voce della Pietra – Il Mosè di Michelangelo e le Pietre Sonore di Sciola. Prosegue quel dialogo con il Mosè, iniziato tre anni prima alla Basilica di Santa Croce a Firenze, di fronte alla tomba dell’Artista, dove Sciola svelò la risposta alla famosa domanda Perché non  parli?

Due storie distinte che trovano un punto di contatto: da una parte il Mosè di Michelangelo che racconta le sue tensioni emotive e quell’incapacità di dialogare con il proprio artefice; dall’altra le Pietre di Pinuccio Sciola, monumenti silenti che racchiudono suoni ancestrali, memorie che l’energia del tempo ha condensato e impresso nella roccia.

Pinuccio Sciola muore il 13 maggio 2016. Il suo amato paese, San Sperate, si veste di bianco, lenzuola e drappi appesi alle finestre e balconi, per ricordare quella rivoluzione artistica che ha trasformato il paese in un paese museo, iniziando proprio dai muri candidi delle abitazioni.

Il funerale si è tenuto in una piazza all’aperto per permettere a tutti, più di 8.000 persone, di partecipare alla messa funebre.

Pinuccio Sciola è presente oggi con le sue opere in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Il suo incessante e ricco lavoro prosegue a San Sperate grazie all’impegno dei tre figli, che tramite la Fondazione Pinuccio Sciola, costituita il 22 luglio 2016, si dedicano a portare avanti la Sua filosofia di vita e quella che fu una ricerca artistica in continua evoluzione, costellata di successi, nuovi traguardi e sfide ambiziose, presso la casa-studio, dove ha sede la Fondazione ed il Giardino Sonoro, il museo all’aperto dell’artista.

Un giovane Pinuccio Sciola nel suo studio d'artista
Un giovane Pinuccio Sciola nel suo studio d'artista